Bellezza Natura

IL PAESAGGIO COME STORIA E TEATRO: VALORI SENZA TEMPO

Benvenuti in un luogo da scoprire o da riscoprire. È con la proposta “Sentiero d’Arte”, integrazione perfetta tra creatività umana e naturale, fuse in totale armonia, che si formula l’invito. Dalla località Fabiola, a sud di Langhirano, si dipartono dalle acque del torrente Parma, che disegna tutta la Valle, tre canali: il Maggiore, che lambisce la Badia, il Comune e il San Michele. Essi scendono tortuosi e per vie diverse fin quasi alla città.
Canali di antica escavazione che, ancor oggi, svolgono la loro funzione irritativa delle terre piane, disperdendosi, poi, non sempre rintracciabili, in mille rivoli che disegnano il paesaggio.
È il primo segno di una morfologia composita e dolce, racchiusa da poggi e colline lievemente arrotondate che contrassegnano una valle larga e luminosa, che si fa, via via, più stretta e boschiva fino a raggiungere l’Appennino.

Torrechiara (con il suo Castello che si innalza turrito e si allarga nel borgo antico perpendicolare ad esso e a lato della Chiesa di San Lorenzo, dalla facciata quasi metafisica, nella sua geometria essenziale) costituisce la porta di ingresso e di uscita della Val Parma, introducendo alla Riserva MAB (Man and Biosphera) Unesco riconosciuta nell’Appennino Tosco-Emiliano e a quello che sarà il Parco Letterario dedicato al poeta Attilio Bertolucci, a Casarola.

Un ingresso sontuoso e poetico, una scena architettonica e naturale disegnata ad arte dalle coltivazioni tipiche ispirate dal clima, dalla fertilità del terreno e dalla presenza generosa di acque. E sui colli si trovano disseminati piccoli cimiteri, cappellette e l’antica villa Peroni che si congiungono con la Badia Benedettina, tutta introversa verso le acque del Torrente limaccioso e roboante, o silenziose e azzurrine.

Un edificio, che all’interno, interpreta la regola dettata da San Benedetto, quasi mille anni prima. Quell’ “Ora et Labora”, che univa vita spirituale e attiva, la preghiera e il lavoro. Tutto intorno piane di foraggi e cereali, che disegnano con le più varie sfumature ogni solco.
Certo sopraggiunge anche qualche rimpianto: quello dei filari e delle piantate atte a separare le biolche, i salici ai bordi dei fossi, i gelsi centenari, le canalette divisorie e scolative; oggi molto è stato abbattuto e appiattito in vasti appezzamenti più produttivi e adatti ai grandi mezzi di aratura, semina e raccolto. Permangono e predominano, tutt’intorno vigneti, perfetti nelle loro geometrie e alti sieponi autoctoni intrecciati e vigorosi e, ancora praticabili, lunghi e antichi sentieri.

Ecco perché, oggi, occorre essere immaginifici. Per intravedere, in filigrana, l’antico paesaggio agrario trasformato e per riappropriarsi delle narrazioni delle ultime generazioni su cui dovranno depositarsi le nostre. Allora, forse, si potrà diventare selettivi e farsi, prima attori e poi spettatori. Si potrà capire il senso del nostro operare in territori fragili e bellissimi e comprenderne le potenzialità anche visive. Il paesaggio diventa teatro e ci insegna, con le sue luci e colori stagionali, a non disarticolare armonie e morfologie secolari.

Il compito che ci siamo dati con questo progetto, work in progress, è quello di far riemergere le trame di un paesaggio naturale e costruito, apportandovi il valore aggiunto dell’Arte contemporanea a segnalare una desueta linea territoriale, poco usata come itinerario del proprio cammino.

Pertanto, a partire, dal Castello nato “da un pensiero d’amore, da un sogno di bellezza” e dalla inevitabile volontà di potere, in congiunzione stretta con la Badia e nello stesso periodo tardo quattrocentesco, il committente Pier Maria, abile condottiero, scegliendo con precisione i luoghi di fondazione di entrambi i complessi, esercita anche la sua visione umanistica e rinascimentale.

Dimostra, infatti, la conoscenza dei Trattati militati e d’architettura e l’equilibrio degli elementi che danno senso ad un territorio. E lo manifesta, a partire dalla Camera d’oro, un magico amalgama di terracotta, pagliuzze d’oro, stucchi, colori brillanti a sostenere l’interesse per il sacro, la musica, la feudalità d’apparato, il peregrinare per amore. La natura plasma lo sfondo di una stanza intima, ma vorremmo provare ad estenderla, con lo stesso equilibrio, all’esterno.

La storia è passata di qui, lasciando segni altisonanti e fuggevoli, mai banali, testimonianze che, vorremmo, turbassero ancora gli sguardi moderni, riconoscendo a questa valle dolce e verde in sapore, colore e forma il primato che i secoli le hanno assegnato.

È dall’acqua, dall’asse portante del Torrente Parma in primis, che il sistema ha preso forma dal punto di vista sociale, economico, produttivo, anche alimentando i suoi canali: quello di San Michele assurgerà ad asse alternativo e passeggiata dello spirito.

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