LA BADIA BENEDETTINA E LA CHIESA DI SANTA MARIA DELLA NEVE: UNA COSTRUZIONE INTROVERSA DA SCOPRIRE POCO A POCO
Stesso sito, Torrechiara, per un Castello e il suo Borgo laterale e una Abbazia; volontà di uno stesso committente, il conte Per Maria Rossi; coincidenza cronologica. Diverse le motivazioni e i fini edificatori.
La Badia, come viene correntemente chiamata, ha il suo primo atto fondativo nella richiesta di Pier Maria a Papa Sisto IV (1471) di erigere una chiesa, con annesso monastero, “con dignità abbaziale” aggregata alla Congregazione di Santa Giustina a Padova. Il desiderio fu soddisfatto con la Bolla papale del 1473, nella quale si evidenziano le profonde motivazioni spirituali del fondatore in un ” felice scambio di beni terreni per la salvezza eterna”.
Il complesso benedettino viene ideato per la sopravvivenza di 20 monaci, dotato quindi di quanto fosse necessario per la vita spirituale e materiale. È dotato, fin da subito, di chiesa, sagrestia, chiostro, sala capitolare, refettorio, dormitorio, cimitero, orti e diversi laboratori. La vita del monastero è assicurata dalla donazione di due mulini (a Panocchia e Vicomero), di alcuni beni immobili e di un reddito annuo. La Comunità monastica risulterà pienamente insediata e attiva, mai al completo, sotto la guida dell’abate, Basilio Rossi, cugino di Per Maria.
Nel 1479 si consacra la quasi totalità degli ambienti, fra cui la chiesa intitolata a Santa Maria della Neve, che si festeggia il 5 agosto. La dedica ricorda il leggendario miracolo della nevicata avvenuta in piena estate (358 d.C.) che avrebbe indotto alla costruzione della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, all’interno del perimetro innevato. La solennità viene celebrata, ancora oggi, nell’area antistante la chiesa romana, con una tradizionale pioggia di fiori, uno spettacolo di luci e suoni, letture e canti e da una” nevicata” dipinta di vari colori.
La Badia di Torrechiara è stata oggetto, nei secoli, di alterne vicende storiche e decorative racchiuse in una ricca bibliografia e che, in parte, si ritrovano nella campana bronzea datata 1472, nei brani di affreschi tardo quattrocenteschi riemersi sotto le più recenti decorazioni di varia attribuzione, ma risalenti al primo settecento, Nella prima cappella a destra è illustrato il miracolo della Madonna della neve e nel pilastro d’ingresso ci sorprende una elegantissima Madonna col Bambino attribuita al pittore Francesco Tacconi, al servizio di Pier Maria. Altri ambienti presentano illustrazioni religiose e profane rintracciabili nel Castello, forse di allievi operanti in quel cantiere.
Dall’esterno, sul fronte strada, la Badia si presenta come un lungo muro continuo; non si può immaginare la varietà degli ambienti interni, dal chiostro, all’elegante Belvedere, una sorta di mirador , che si sporge, con le eleganti balaustre in ferro battuto colleganti colonne doriche e decorazioni nella volta, sulla sassaia e sulle acque del torrente Parma e sul canale Maggiore ed è avvolto dai profili degli armoniosi rilievi collinari che segnano la morfologia della vallata. Un luogo del silenzio e della meditazione. Di notevole interesse le antiche cantine quattrocentesche recentemente valorizzate grazie al progetto “Sentiero d’arte”.
Potreste trovare chiuso, provate a suonare e appena sarà possibile vi verrà aperto. Da chi? Dall’instancabile Padre Filippo, l’unico benedettino rimasto a difendere e conservare il complesso religioso e le attività connesse, ancora rispettose della Regola di San Benedetto. Egli è assistito da un piccolo gruppo di suore provenienti dal Kerala. La loro presenza attiva assicura la vita di questo luogo, in collegamento con il Monastero di San Giovanni a Parma da cui dipende. Un luogo per un turismo lento, consapevole e rispettoso da provare in tutte le stagioni, quando l’attorniano i colori della valle che muta a seconda delle attività agricole in corso.